La nostra storia
La nostra storia
Ho iniziato a coltivare il sogno di vivere in mezzo alla Natura che ero proprio bambino, ricordo benissimo che nemmeno andavo a scuola. Forse perchè allora vivevo in una di quelle metropoli del Nord che sicuramente producono. Producono.
Forse perchè proprio non posso dimenticare che quando fuggivamo da quella città le zie di mia madre mi facevano salire sul tetto della casa di campagna a stendere il cannicciato su cui fare essiccare al sole i pomodori e i fichi, che poi gustavamo alla successiva fuga invernale, farciti con mandorle, noci, scorze di agrumi e affogati nel cioccolato. Come posso dimenticare la casa di campagna raggiunta nella gerla di un mulo, con mio fratellino in quell’altra.
Frammenti di poesia scolpiti nella memoria che tracciano solchi da cui è impossibile deviare. Quindi appena possibile ho fatto di tutto per mettermi alla ricerca e giusto quando ormai cominciavo a disperare Tepolino mi ha chiamato. E’ stato un vero innamoramento a prima vista, uno di quelli importanti perchè dopo tanti anni sono innamorato più di prima, consapevole di tutte le emozioni che accompagnano questo stato, questa patologia in cui è dolce naufragare, direbbe il poeta.
Una cosa deve essere chiara. Cristallina. Non mi sono MAI sentito il proprietario del Podere Tepolino, semmai sono io che gli appartengo, anche se questa prospettiva di sudditanza non è proprio la mia. Mi sento ospite di questa terra. So che sono uno di quelli che è passato di qui per un periodo magari più lungo di altri. So che sono qui coltivando il tentativo di lasciare questo luogo meglio di come l’ho trovato. Ho già deciso sotto quale albero vorrei fossero sparse le mie ceneri … ma se possibile vorrei aspettare ancora un pochino. Proprio adesso che sto vivendo questo sogno.
Ho portato qui con me quello che sono, di conseguenza anche il mio lavoro: sono un medico. Ho portato qui i cavalli che amo … anche se uno di loro, ad essere onesto il preferito, è già andato ma so che qui ha vissuto molto bene i suoi ultimi anni. Ho portato qui un’altra mia passione, una scommessa per tanti impossibile: le batterie di Balsamico Tradizionale che ho iniziato a curare tanti tanti anni fa, passatemi da altri che le avevano curate prima. La scommessa era: ce la farò a trovare l’angolo giusto per ricevere il calore necessario, la giusta umidità, la ventilazione? Beh … è bastato ri-costruire il vecchio pollaio, ma “al contrario” di una casa: non una dimora piacevole per i sapiens ma per i batteri che vivono in quel nettare, che sono quel prodotto vivo. E con l’aiuto di un architetto premiato per la sua vocazione ecosostenibile e bio, Messer Giovanni Malaguti che voglio ringraziare pubblicamente, ci sono riuscito. Mi sono anche risposato qui a Tepolino, con una donna meravigliosa che è il dono di sopportarmi. Da lontano.
Quando sono arrivato qui qualcosa era già stato fatto per riparare una vecchia casa di poveri contadini e renderla di nuovo abitabile. Tutto il resto l’abbiamo fatto in una decina di anni. Recuperando, riciclando, selezionando materiali e metodi di lavorazione poveri, ma belli.
Un luogo dell’anima non ha alcun valore se non è condiviso. Con quelli che ami di più ma anche con quelli che magari non hai la fortuna di conoscere e che hanno eguale diritto di fare un’esperienza di questa terra, di questo fazzoletto di montagna sacra.
In realtà non mi è proprio indispensabile ospitare qualcuno ma, che ci crediate o meno, so che è giusto che sia così. Mi sentirei anche troppo egoista se non lasciassi una porticina aperta. Certo tra i nostri ospiti ce ne sono stati alcuni che proprio non vorrei rivedere. Pochissimi a dire il vero, come ho sentito dire quanti le dita di una mano … e ci avanza pure qualche dito. La stragrande maggioranza è passata di qui portandosi a casa qualcosa che non è stato un semplice soggiorno. Diciamo che mi piace pensarlo, se scrivessi ancora che lo so sarei davvero troppo presuntuoso!
Questa è una delle mission di Massimo Mangialavori nei suoi ultimi anni a Tepolino. Non è ricevere qui i miei pazienti rischiando di apparire spocchioso e affettato, semmai cercare di dimostrare che forse il luogo in cui vivono non è necessariamente il più sano, che se cercano un medico diverso quella diversità non sta solo nel farmaco diverso: quella è l’ultima perla del rosario.
Arricreare è un verbo della lingua Napoletana, un etimo sul quale varrebbe la pena di riflettere, come quello della ricreazione in Italiano. Non significano proprio la stessa cosa ma sono due parole che attingono a un senso comune. Per gli altri ospiti in cerca di una pausa faccio del mio meglio perchè possano sentire, arricrearsi e portare a casa un’esperienza.